Una carenza di vitamina D può avere conseguenze serie, anche alle ossa.
La carenza di vitamina D può compromettere la salute delle ossa. Infatti, anche se non tutti lo sanno, questa vitamina è essenziale per l’apparato scheletrico, dato che aiuta ad affinare e indirizzare l’utilizzo del calcio proveniente dalla dieta.
Non a caso, i soggetti che soffrono di una consistente carenza di vitamina D sono generalmente affetti da rachitismo, una patologia per la quale il tessuto osseo non si mineralizza correttamente e porta allo sviluppo di deformità.
Diversi studi hanno inoltre sottolineato che bassi valori di vitamina D portano inficiano le caratteristiche strutturali delle ossa, cosa che le porta a invecchiare più velocemente e a divenire sempre più fragili.
Ciò che ne consegue non è solo una bassa densità ossea, che conduce precocemente all’osteoporosi, ma anche l’alterazione delle cellule che “costruiscono” l’osso, ovvero gli osteoblasti e gli osteoclasti.
In mancanza di vitamina D, questi ultimi non riescono a svolgere a dovere le loro mansioni: le ossa rimangono dunque incomplete e possono rompersi o fratturarsi con più frequenza.
Come si può ovviare alla carenza di vitamina D?
Prima di ricorrere a integratori e supplementi fai da te, che possono essere assunti solo da determinate fasce di pazienti a rischio, è bene consultare degli esperti. I medici del Centro Medico L’Emiro a Palermo, per esempio, dopo un apposito consulto, potranno prescrivere degli esami del sangue e potranno indicare i trattamenti più adeguati in base al quadro clinico.
Frattanto è bene mettere in atto delle buone pratiche: l’esposizione al sole (controllata e non eccessiva) , per esempio, aiuta l’organismo a produrre vitamina D in maniera naturale e aumenta non solo la salute delle ossa, ma anche il benessere psicologico
La vitamina D può essere assunta anche per mezzo di specifici alimenti: l’olio di merluzzo, per esempio, è la fonte più ricca e completa. Altrettanto ricchi sono i pesci grassi come il salmone, il pesce spada e il tonno.
Infine, livelli più bassi ma comunque utili sono invece contenuti in prodotti lattiero-caseari come yogurt, formaggi stagionati, latte, burro e tuorli d’uovo.







